Il giallo del libro di Speranza: perché è sparito dagli scaffali
L’uscita era prevista ieri, ma il libro non si trova da nessuna parte. La nota di Feltrinelli: “Ritardo nella data di messa in vendita”
Francesca Bernasconi23 Ottobre 2020 – 15:33

L’uscita era prevista per giovedì 22 ottobre, ieri. Ma il libro scritto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, dal titolo Perché guariremo ed edito da Feltrinelli, non si trova da nessuna parte, né sugli scaffali delle librerie, né tantomeno nella versione eBook.
“Dai giorni più duri a una nuova idea di salute”, recita il sottotitolo del libro che avrebbe dovuto raccontare, secondo la presentazione riportata su Google Books, i giorni dell’emergenza della pandemia da Covid-19. Non solo. Speranza, nel libro, “spiega una tragedia che, in realtà, viene da molto lontano: da una lunga e sciagurata stagione di tagli che hanno indebolito il SSN”, che starebbe volgendo al termine, perché “il sacrificio del Paese non andrà sprecato”. Il volume sembra aprire a una “riforma radicale della sanità fatta non di tagli, ma di investimenti”, spiegati dal ministro della Salute.
Ma, a parte le poche righe di presentazione su Google Books, altrove non c’è traccia del libro. Solo la piattaforma degli editori indipendenti, Bookdealer, lo presenta come disponibile all’acquisto. A chiarire il giallo, ci ha pensato (in parte) una nota di Massimo Pellegrino, direttore commerciale Giangiacomo Feltrinelli Editore, che ha parlato di un “ritardo nella data di messa in vendiata“. “Invitiamo i librai a non rendere il libro, ma a tenerlo nei propri magazzini- ha precisato-fino a quando, auspicabilmente in tempi brevissimi, verrà comunicata la nuova data di messa in vendita. Contestualmente verrà accordata una dilazione di pagamento di ulteriori 60 giorni”. Il motivo dello stop alle vendite, però, non è stato spiegato. Il Foglio ha provato a sbrogliare la matassa, interpellando gli uffici stampa Feltrinelli, che hanno confermato la sospensione del libro, senza però fornire una nuova data di pubblicazione, né motivazioni specifiche, anche se sembra sia stato chiarito come non fosse il caso di farlo uscire in questo momento critico.
A trovare fuori luogo la pubblicazione, in questo periodo, di Perché guariremo è stato anche il presidente del Codacons, Carlo Rienzi: “Il fatto che esca un libro del ministro della Salute su Covid in questo momento lo trovo fuori luogo e assurdo. Hanno dimostrato di essersi fatti trovare impreparati per questa seconda ondata e sarebbe stato più opportuno il silenzio”. Critiche anche sul titolo, definito “fuori posto”. Ma ci sarebbe un’altra spiegazione dello stop alla vendita, secondo Vittorio Sarbi, che ad AdnKronos ha rivelato: “Non è uscito perché avrà raccontato cose già sceme in origine ma, siccome non sanno come va a finire, e lui avrà fatto qualche riflessione ottimistica, hanno deciso di ritirarlo”. Per il critico d’arte, “questo ritiro è una fortuna del cielo e le ragioni per cui non esce, probabilmente, sono legate al fatto che la tesi del libro, quando l’ha chiuso, era più ottimistica di quello che poi sta realmente capitando oggi”. Il mistero del libro di Speranza è arrivato anche sui social, dove stanno iniziando a rincorrersi critiche e commenti:”Esce o non esce?”, si chiedono molti utenti. “Durante una pandemia un ministro della Sanità di nome Speranza ha scritto un libro dal titolo Perché guariremo ma poi ha dovuto ritirarlo perché, insomma, non siamo guariti”, è uno dei tanti tweet.
Parole dure sono arrivate anche dall’ex ministro Giulia Grillo, che ad AdnKronos ha commentato: “Non voglio fare polemica, però la notizia mi ha lasciata un po’ perplessa. Questa cosa del libro arriva in un momento difficile”. E punge: “Io il tempo di scrivere libri non ce l’avevo, né avevo qualcuno che potesse farlo per me”. Anche a detta di Grillo, il rinvio dela pubblicazione sarebbe dovuto alla situazione della pandemia in Italia: “Se è sparito dalle librerie – osserva la parlamentare 5 Stelle- forse hanno reputato l’uscita non opportuna in un momento del genere”.
La verità sul libro di Speranza: perché è stato ritirato dagli scaffali
Roberto Speranza ha annunciato il libro sul coronavirus, l’ha pubblicato e poi lo stesso è sparito dagli scaffali: Le Iene hanno spiegato il motivo
Francesca Galici19 Novembre 2020 – 10:35

Continua il mistero sul libro del ministro Roberto Speranza, prima annunciato e poi ritirato dagli scaffali a poche ore dalla sua uscita. Le Iene hanno provato a capire cosa si nasconde dietro un così repentino passo indietro, che dalle parti del ministero hanno giustificato con l’impossibilità da parte di Speranza di effettuare le conferenze stampa di presentazione, vista l’emergenza coronavirus nella quale l’Italia è nuovamente piombata in concomitanza con la pubblicazione del volume. Questa è anche la risposta data da uno sfuggente Speranza a Le Iene, che l’hanno intercettato per fargli qualche domanda alle quali lui, però, ha evitato di rispondere, barricandosi in casa. “Non l’ho avuto nemmeno io, non ho tempo per la presentazione”, si è limitato a dire, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Perché guariremo racconta la prima ondata dell’epidemia in Italia, raccontando scena e retroscena soprattutto del lockdown, uno dei momenti più traumatici della storia moderna per il nostro Paese. La seconda ondata dell’epidemia era ampiamente prevista per ottobre dagli studiosi, così come pare sia preventivabile la terza a febbraio. Pertanto c’è una certa ironia amara nella tempistica scelta da Roberto Speranza per pubblicare il suo volume sul coronavirus in concomitanza con la nuova impennata di contagi. Filippo Roma e Le Iene hanno voluto andare più a fondo nella questione per capire cosa ci sia davvero dietro il dietrofront, per scoprire se ci sia un motivo più valido per ritirare in modo così repentino un libro dagli scaffali. Per la iena non è stato facile trovarne una copia, sono pochissime quelle disponibili.
Il giallo del libro di Speranza: perché è “sparito” dagli scaffali
A una prima lettura rapida, Filippo Roma resta interdetto dall’ottimismo con il quale Roberto Speranza racconta il coronavirus e la prima ondata, la sopracitata ironia amara nel tempismo di pubblicazione in concomitanza con l’inizio della seconda, travolgente, ondata. Al di là di questo, però, c’è il racconto dell’esperienza vissuta in prima persona dal ministro della Salute nel momento del lockdown, ed è forse qui che iniziano a emergere i dettagli più interessanti. “Se anziché il 6 marzo questo passo avanti si fosse fatto dopo la mia prima lettera di fine gennaio, oggi saremmo in tutt’altra situazione”, scrive Roberto Speranza, quasi come a lavarsi le mani per i provvedimenti tardivi che, a suo dire, hanno innescato la catena che ci ha portati al disastro. Un’accusa forte, che però Le Iene contestano con le successive parole del ministro. Era il 27 febbraio quando Speranza in Senato dichiarava che “nella maggior parte dei casi il coronavirus comporta sintomi lievi e si guarisce rapidamente e spontaneamente nell’80% dei casi”. E questo, nel libro, non c’è.
Nel libro c’è anche la ricetta di Roberto Speranza per contrastare la seconda ondata, una serie di misure che sarebbero state approntate per evitare ciò che è accaduto con la prima. Il destino ha voluto che il libro uscisse in concomitanza con la riesplosione dei casi e che di tutto quello annunciato dal ministro non ci fosse in realtà nulla di pronto. “Ammodernamento tecnologico delle strumentazioni degli ospedali, sostituzione di tac, pet, risonanze magnetiche, mammografi, ecografi, una vera e propria rivoluzione dei servizi territoriali”, si legge tra le pagine del volume. Una dichiarazione di intenti a cui non hanno fatto seguito i fatti, perché altrimenti l’Italia non starebbe contando oltre 700 mortiquotidiani. Filippo Roma sottolinea che se si fosse agito come scritto nel libro di Speranza, il Paese non sarebbe stretto nella morsa della paura. Nel volume del ministro si parla anche di “segnali incoraggianti dal punto di vista economico e sociale”, parole che lette oggi appaiono fuori luogo e anacronistiche.
Perché il libro, quindi, è stato ritirato? Per Le Iene quello della mancanza di tempo è solo un pretesto per celare il vero motivo: Roberto Speranza si è accorto troppo tardi che quel libro non sarebbe dovuto uscire.
Perché non siamo guaritiRetorica e lockdown, la pandemia secondo Speranza (imbarazzato dal suo libro)
Il diario scritto nei primi mesi dell’emergenza doveva uscire a fine ottobre, ma è stato ritirato in fretta e furia. Il ministro della Salute ha detto che non aveva tempo per pubblicizzarlo, in realtà era scoppiata la seconda ondata del virus. Nelle 229 pagine il leader di LeU racconta le notti insonni, l’ufficio e i collaboratori prestati ad Arcuri: non si capisce bene con quale intento

«Sono nervoso al pensiero di qualsiasi aggregazione di più di due persone, mi turba persino veder passare le automobili per strada». Un ministro della Salute preoccupato, preoccupatissimo. Roberto Speranza non teme di essere retorico quando racconta il suo stato d’animo nei giorni del primo lockdown. La cronaca di quel periodo è affidata alle pagine del libro “Perché guariremo”, ritirato in fretta e furia dagli scaffali delle librerie a pochi giorni dall’uscita fissata per fine ottobre.
Perché non è mai arrivato nei negozi? Nel pieno dell’emergenza sanitaria «non posso impegnare tempo nelle presentazioni», si è giustificato il diretto interessato. Il mistero s’infittisce: come ha fatto allora a trovare il tempo per scriverlo? Le Iene avevano perfino dedicato un servizio alla vicenda con tanto di agguato sotto casa del ministro, mentre Fratelli d’Italia organizzava una «presentazione non autorizzata» del libro. In realtà la spiegazione è molto più semplice: il saggio rischiava di uscire nel momento meno opportuno.
Le copie sono rimaste negli scatoloni. E forse è meglio così. Basta arrivare a pagina 13 per incontrare la prima previsione sbagliata del ministro. «Il potere di questo maledetto virus ha i mesi contati», assicura Speranza. Peccato che mentre il suo saggio veniva dato alle stampe, in Italia era già scoppiata la seconda ondata del Covid. Quasi una beffa. Un tempismo sfortunato e un titolo infelice. Come se la pandemia fosse alle spalle.
Così il libro è diventato introvabile. Sui siti in autunno il saggio risultava «fuori catalogo» oppure «non ordinabile». In poche settimane le uniche copie disponibili sono finite sul “mercato nero”. Incredibile ma vero, su eBay bisognava sborsare 250 euro per assicurarsi l’opera di Speranza. Neanche fossero le scarpe della Lidl in edizione limitata. Qualche tempo dopo il testo, il cui ricavato è devoluto alla ricerca degli istituti scientifici, è tornato disponibile. Ma solo sulle piattaforme francesi, spagnole e olandesi di Amazon. I prezzi ragionevoli hanno convinto un po’ di lettori a emigrare. E così oggi capita che su Amazon Spagna il volume italiano sia al 64° posto dei libri di medicina più venduti.
Quello di Speranza è un diario della pandemia, un po’ un inno retorico e un po’ un elenco dei compiti svolti con zelo. Una lunga cronaca raccontata con gli occhi del ministro più rigorista dei governi Conte e Draghi. Chiamato a gestire la più grande emergenza sanitaria dal dopoguerra. E, nottetempo, ad appuntare le sue memorie. «Ho deciso di scrivere nelle ore più drammatiche della tempesta, nelle lunghe notti in cui il sonno mi sfuggiva perché ero tormentato dalla preoccupazione».
Le interminabili giornate in ufficio, tranne «quando gioca la Roma». La sveglia biologica puntata alle 4.30 del mattino. Le decisioni da prendere a bruciapelo. Nelle pagine (in)edite da Feltrinelli emerge la personalità di Speranza. Il carattere mite, esclusa quella volta in cui ha alzato la voce e sbattuto il pugno sul tavolo davanti a una funzionaria. «Per un paio di giorni mi ha fatto male il polso». Il profilo sempre basso di un politico atipico che non vorrebbe andare in tv. Ma per diffondere i messaggi anti-Covid è disposto a fare il giro dei talk show. «Cerco anche l’appoggio di trasmissioni popolari come quella di Mara Venier e quella di Barbara d’Urso».
Niente polemiche, nemmeno con i politici. Al massimo qualche aneddoto, come il primo incontro con Silvio Berlusconi. Era il 2013 e il leader di Forza Italia lo salutava alla sua maniera: «Lei ha una faccia così pulita, da bravo ragazzo, ma che ci fa con questi comunisti? Ma se ne venga con noi!». Gentile e disponibile, mica come Salvini. Il leader della Lega è quello che «non risponde alle telefonate né ai messaggi».
Nessun attacco agli avversari, figuriamoci agli alleati. Le lodi all’operato dell’ex premier Conte in qualche passaggio sconfinano nell’apologia. «Lucido e fermo senza cedere a impulsi emotivi, Giuseppe ha fatto un lavoro straordinario mettendo davanti a tutto l’interesse del Paese». Speranza difende anche Domenico Arcuri. Appena l’ex commissario si insedia alla Protezione Civile, il ministro gli cede il suo ufficio. Non contento, si preoccupa: «Mi colpisce un pensiero, non posso lasciare solo Arcuri». E allora gli presta due fidati collaboratori. Nel saggio l’ad di Invitalia viene descritto «svelto, determinato e risoluto». Così bravo, che resta difficile capire perché il nuovo premier Draghi l’abbia sostituito tanto in fretta.
Tanti complimenti anche a Walter Ricciardi, suo consigliere al ministero che ha dato «un contributo prezioso e costante». Proprio lui, il prolifico censore mediatico che con cadenza settimanale ammoniva i cittadini e chiedeva lockdown. A nome di chi parlava? Ancora non si è capito. Molti commenti positivi e poca autocritica per la gestione della pandemia. Il modello italiano, almeno nel libro di Speranza, è caratterizzato da «scelte coraggiose». Il ministro ha un rimpianto: se tornasse indietro, il primissimo lockdown del 7 marzo 2020 lo estenderebbe a tutta Italia, non solo alle regioni più colpite.
Difende il suo governo anche da chi lo ha accusato di abusare della decretazione. «Guai se un’emergenza sanitaria diventasse la scusa per una torsione antidemocratica», mette le mani avanti. Ma anche: «La democrazia è una risorsa nella gestione dell’emergenza». Peccato che il Parlamento sia stato più volte scavalcato dai famigerati dpcm che portavano la doppia firma di Conte e Speranza.
L’ex capogruppo del Pd cita Nanni Moretti, Papa Francesco e Max Weber. Dalle pagine traspare un uomo tranquillo, ma anche uno dei ministri più intransigenti nella gestione della virus. Fosse stato per lui, sarebbero state adottate misure ancora più dure. Sicuramente è uno che non ha mai sminuito la pericolosità del Covid. A fine febbraio 2020, quando impazzano gli slogan “Milano non si ferma” e Zingaretti fa l’aperitivo ai Navigli, «io e i miei – scrive Speranza – ci sentiamo controvento».
Un passaggio è più chiaro e riguarda il rapporto con i grillini. «Io sono tra quelli che hanno spinto continuamente per un’alleanza con i Cinque Stelle e che più credono all’esperienza del governo Conte». Ciò che secondo Speranza unisce la sinistra e il Movimento è la «comune radice popolare». La spiega così: «Nessuno è figlio dell’establishment, nelle biografie di molti di noi c’è un connotato popolare vero». Non mancano le riflessioni sulla sua parte politica, che deve «archiviare la subalternità al liberismo». Poi una frase che fa infuriare la destra: «Credo che dopo tanti anni controvento per la sinistra ci sia una nuova possibilità di ricostruire un’egemonia culturale». Grazie alla pandemia, s’intende.
Negli scatoloni delle librerie resteranno anche le idee di Speranza sul futuro della sanità. Il ministro propone «valori e progetti per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale». Le riforme da fare coi soldi del Recovery Plan per superare le disuguaglianze.
Tra il riassunto dei «giorni più duri» e i ringraziamenti alla famiglia, c’è tempo anche per i ricordi del giovane lucano. Come il racconto dell’interrail fatto con gli amici ai tempi dell’università. «A Bruxelles avevo trascinato i miei compagni di viaggio a vedere la sede del Parlamento Europeo, un’emozione che ricordo ancora. Dormivamo dove capitava, passando la notte anche sulle panchine dei parchi». Oggi, col coprifuoco, non si potrebbe fare.